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22 | in risaia |
testa a misura che avanzava l’una poi l’altra gamba, la Nanna diceva tra sè:
“Ah! come cammina! Ecco; è così che debbono camminare i signori di Novara.”
Gaudenzio portava la capigliatura divisa sulla tempia sinistra, e rialzata sulla destra in un enorme ciuffo di setole, ritte come tanti pugnali che sfidassero il cielo. E proprio sulla discriminatura, posava un cappellino minuscolo, che non aveva la menoma proporzione colle dimensioni spropositate del suo capo e della zazzera. Lo schiacciava là, con un’estremità della tesa sull’orecchio sinistro, e l’altra ritta in su, in linea verticale. Era prodigioso che quel cappello stesse là sospeso tra cielo e terra. No; non c’era altri come Gaudenzio per sapersi vestire e farsi bello; la Nanna ne era profondamente convinta. E Gaudenzio poi! Si credeva affatto irresistibile. Si presentava nelle stalle dinanzi a gruppi di belle ragazze, con aria spavalda, dondolandosi sui fianchi, e sorridendo beata-