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il folletto 225

facevano tremar l’acqua nelle risaie, si capiva che era indemoniato.

— Sono stati grulli ad ammazzarlo in quello stato, disse la Marta togliendosi di bocca la castagna, che teneva per far saliva da bagnare il fuso. Se avessero sparso tre coppi di miglio sull’uscio del porcile, il folletto, che deve raccoglierlo chicco per chicco e contarli tutti per poter entrare, avrebbe perduta la pazienza e sarebbe fuggito. Così si fa.

— Bisognava saperlo che l’animale era stregato. Ciascuno le sue bestie le ha a cuore, e non vuol pensare al male.

— Ma come si fa a saperlo? domandò Gaudenzio. Supponiamo, per un dire, la mia mula; chi lo capisce se ha il folletto, o se è soltanto una malattia?

— Basterebbe aver coraggio, s’affrettò a dire la Marta; si potrebbe assicurarsene, perchè al punto della mezzanotte, nella coda della bestia stregata si vede un crine rosso, che splende come una fiamma.