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in risaia | 213 |
saie del Piemonte, dove giovani e ragazze lavorano appaiati alla trebbiatrice. E neanche i riguardi dell’onestà ci avevano in quella fattoria. Uomini e donne dormivano sullo stesso fienile. E, capite... Quei due ragazzi si volevano bene.... Basta; dopo i lavori a mio fratello toccò d’andare soldato. Aveva prese le febbri in risaia e partì che non era ben guarito. Un po’ di cruccio, un po’ di male vite, chessò io;.... si pigliò un tifo che lo mandò all’altro mondo in pochi giorni. Un pezzo d’uomo!... Basta; quando andai a trovarlo all’ospedale militare, mi disse:
“Quello che mi fa più rincrescere di morire, è quella povera Caterina. Se il suo babbo lo sa, l’ammazza, o me la mette sulla strada.”
— E piangeva che era una compassione. Io pensai soltanto a consolarlo e gli risposi:
“Senti, Michele. Siamo sempre stati buoni fratelli; metti il tuo cuore in pace, che alla Caterina ci penso io.”
— E capite, Nanna; io avrei voluto sposar