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in risaia | 15 |
E se scontravano il suo babbo o la mamma:
“Buon dì, Martino; buon dì, Maddalena; e la Nanna?”
E la sera, che si passava, d’estate in corte, sulla trave stesa contro il muro di casa a guisa di panca, e d’inverno nella stalla, era sempre la Nanna che girellava intorno, un po’ accanto all’uno, un po’ accanto all’altro. Interrompevano i discorsi per ischerzare con lei; le coprivano gli occhi colla mano per farle indovinare chi le facesse quella burla; le narravano fole, s’intrattenevano dei suoi trastulli e dei suoi piccoli interessucci da bimba. Il fratellino, tra perchè era un maschio, tra pel suo carattere taciturno e selvatico, non attirava i vezzi, stava in disparte.
Così la Nanna si avvezzò ad occupare la gente di sè. Era naturalmente amorosa; e quell’attenzione esclusiva che le accordavano, le creava intorno un’atmosfera d’affetto nella quale si trovava bene ed era contenta.