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reva una signorina vestita da campagnola. Portava per le prime volte l’argento, e si lagnava che le dava il mal di capo. Era stata alle scuole comunali, sapeva leggere, scrivere e persino fare la trina all’uncinetto. Una meraviglia!

Gaudenzio, com’era da aspettarsi, volle attirare l’attenzione della nuova venuta, e le parlò con quella deferenza graziosa con cui si parla ai bambini. Però non la trovava di suo gusto.

Il peso specifico di quella bimba convalescente, non rispondeva al suo ideale, e non era uomo da mettere sulla bilancia l’azzurro profondo di quegli occhioni ingenui, e la grazietta della persona. Ma le si mostrava galante per riguardo alla sorella sposa, che era di peso quella.

La povera piccina non istette a lungo ad accorgersi che Gaudenzio era l’aspirazione di tutte le fanciulle della stalla; ed il suo piccolo amor proprio fu lusingato al vedere che