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la facevano stare a disagio e spostata in quella schiera giuliva.

La Rosetta invece, nella sua grave qualità di donna maritata, doveva collocarsi fra le massaie, ed attendere all’importante missione di rattoppare gli abiti del suo uomo. E lo faceva di cuore, ed agucchiava con tutta l’energia del suo braccio robusto, e tagliava nettamente il filo co’ dentini bianchi.

Ma i discorsi delle massaie, che si narravano a vicenda le loro varie e remote gravidanze, e gli allattamenti, ed i miracoli del santo del paese, e gli amuleti di famiglia, e le malattie, e le permanenze all’ospedale, non interessavano punto la giovine sposa. La sua esperienza di diciott’anni non le offriva il menomo argomento per prender parte a quei gravi parlari. Ed intanto il chiacchierio civettuolo e pettegolo delle fanciulle, trovava la via di giungerle all’orecchio, e lei, da lontano mandava il suo razzo in quel fuoco d’artifizio, e le ragazze lo accoglievano ridendo,