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142 | in risaia |
— Io vado sempre dove ci sono le belle donne, rispose. Ora che avete la cognata bella ci vengo.
La Nanna se la legò al dito. Era uno scherzo impertinente nel quale la sposa non aveva che una parte passiva. Ma la Nanna gliene affibbiò tutta la responsabilità, e vi soffiò dentro col suo odio, fino a gonfiare quell’inezia per ridurla alle proporzioni d’un adulterio,
Intanto era venuto l’autunno colle lunghe serate e le veglie nella stalla. Rosetta, colla sua cordialità, aveva fatte parecchie conoscenze nei dintorni, ed attirava in quella stalla, altre volte così uggiosa, un gruppo di vicine, tutte in ammirazione del buon umore e della graziosità della bella sposa.
C’erano parecchie fanciulle; la Nanna sedeva con esse a filare; ma il suo capo ravvolto nella pezzuola, la sua taciturnità, il viso imbronciato, l’umore intollerante, i giudizi malignati e severi, la invecchiavano assai, e