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racconto di natale. 55

“Ma nessun segno esterno tradiva la vita del mio cervello, della mia volontà, la tortura del mio spirito. Rimanevo impassibile e freddo come una mummia nelle sue bende secolari.

“Mi sollevarono di peso, e con un immenso mormorio di compassione, mi portarono, cadavere animato e sensibile, nel gabinetto anatomico, dove mi stesero sulla tavola.

“Vidi alcuni de’ miei compagni che piangevano; altri, allevati devotamente, si fecero il segno della croce, poi lo ripeterono su di me.

“Un vecchio bidello bisbigliava tutto compunto:

“— Requiem æterna dona eis, Domine.

“Vidi il povero prof. Dulcamara che si mordeva i pugni ed esclamava con una convinzione, che in quel momento non mi parve neppur comica: