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bitamente dà il nome di volere, e considerò la facoltà conoscitiva come qualche cosa di morboso e d'illusorio, come il traviamento della volontà. Gian Giacomo Rosseau aveva detto che l'uomo in società è un'animai depravato, il filosofo tedesco invece, forse con più logica dal suo punto di vista, fa della coscienza stessa una depravazione, e con questo distrugge non la essenza della socievolezza, ma la natura stessa dello spirito. Or, se il regno dell'inconsciente è la materia, ciascun vede quali inferenze debbono ricavarsi da una posizione tanto singolare. Però, queste conseguenze raggiungono la loro più cruda e semplice forma nelle dottrine dell'Hartman, cervello balzano se altri mai, il quale ha scritto un libro, la Filosofia dell'inconsciente, in cui si studia di dimostrare, che la cosa più insussistente e malvagia che possa far l'uomo si è il pensare, e che all'assoluto della filosofia, al Dio della religione, è d'uopo sostituire il vero principio di ogni cosa, l'unitutto inconsciente, che l'aspirazione suprema della Umanità