Pagina:Torniamo allo statuto.djvu/5


TORNIAMO ALLO STATUTO 13

mera; ma dove invece, come da noi, le funzioni dello Stato, in mezzo alla inerzia ed alla neghittosità generale, si accrescono ogni giorno più, e tutto si attende e si chiede dal Governo centrale, gli effetti del traviamento dalle norme dello Statuto sono disastrosi, anzi fatali pel regolare funzionamento delle istituzioni rappresentative.

Si cerchi pure in ogni modo di riattivare la vita locale; si deleghino pure ai Corpi locali quante più attribuzioni di Stato riesca di togliere al Governo centrale senza mettere in pericolo la salute complessiva dell'organismo nazionale; sarà tanto di guadagnato. Ma checchè si faccia, non riuscirà a nessuno oggi in Italia di ridurre l'azione del Governo alle sole funzioni sognate dagli Spenceriani.

Abbiamo veduto recentemente gli stessi Ministeri e ministri, che predicano da mane a sera la necessità del decentramento, percorrere tutto il paese promettendo ad ogni città o regione e porti e strade e scuole e bonifiche e acquedotti e stazioni.

La stessa legge che concedeva anche ai Comuni minori l'elezione del sindaco lasciava larghe le facoltà al Governo di sciogliere i Consigli comunali, senza freno nè controllo.

Lo Stato, si grida da ogni parte, deve favorire le industrie nascenti, proteggere tutte quelle avviate, ancorchè valide e fiorenti, soccorrere quelle sofferenti.

Lo Stato ora, ce lo hanno detto in questi giorni a Montecitorio gli stessi alfieri della scuola liberale, deve contribuire alla Cassa nazionale per la vecchiaia.

Lo Stato deve, si proclama dagli individualisti più officiali, procurare la colonizzazione interna; deve costringere i proprietari a coltivare i loro terreni, espropriando gl'inetti, gl'impotenti e gl'infingardi.

Lo Stato deve perfino, così dichiara un Ministero sedicente liberista, garantire le cartelle fondiarie di Istituti autonomi pericolanti, e gl'interessi dei prestiti di Comuni scioperati.

Comunque sia di ciò e senza spingersi a tali pericolosi eccessi, occorre por mente, anche da chi più si preoccupi dei difetti dell'accentramento, che in molti casi non è da considerarsi come più favorevole alla libertà ed allo svolgimento della personalità individuale la delegazione delle funzioni proprie dello Stato ad una autorità locale piuttostochè al Governo centrale, e che anzi, date le nostre condizioni sociali, si rischia talvolta di rendere più facile e più grave l'oppressione di una classe sull'altra, oppure le tirannie