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TORNIAMO ALLO STATUTO 11


Da un canto si produce negli animi, per timore del crescere degli elementi sovversivi o per desiderio di una ferma restaurazione dell'ordine e della disciplina, un movimento conservatore, quasi reazionario, che piega sempre più verso la gerarchia ecclesiastica, come rappresentante e portavoce di una legge divina di moralità sociale da contrapporsi all'utilitarismo individuale.

Dall'altro lato si accentua un movimento socialista, che traendo forza dal malcontento, dall'attrito nascente per la intensa concorrenza individuale, e dai sentimenti tanto di simpatia umanitaria quanto di desiderio di eguaglianza oppure di invidia democratica, lavora a idealizzare e intensificare il concetto dello Stato, supremo rappresentante della collettività, che deve imporre la sua ferrea legge di utilità propria collettiva ad ogni volontà o libertà individuale.

Non possiamo ignorare queste due tendenze, che spingono sempre più verso la divisione della Nazione in due grandi partiti estremi, con minaccia per ogni libertà e morale e intellettuale e politica e civile.

La parte liberale temperata, desiderosa di un giusto contemperamento dell'elemento di Stato con l'elemento individualista, è paralizzata dal sentimento dell'insuccesso delle principali dottrine da lei fin qui professate e decantate e del completo discredito in cui sono cadute alcune frasi rettoriche, cui essa stessa non crede più, ma che non ha il coraggio morale di sconfessare.


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«E nondimeno io spero», diceva l'onorevole Di Rudinì nel suo discorso di Palermo della primavera 1895, alla vigilia delle elezioni da cui prese vita la presente Camera, «fortemente spero, che la pubblica opinione illuminata e diretta dai nostri statisti, potrà convincersi, che non dobbiamo menomare o sopprimere le nostre istituzioni rappresentative, ma dobbiamo piuttosto richiamarle ai loro principî, costringendo Camera e Governo nei limiti dei loro rispettivi poteri, e togliendo soprattutto al Governo i mezzi di esercitare illegittime pressioni e indebite influenze sugli eletti e sugli elettori».

Sono perfettamente d'accordo con l'onorevole Di Rudinì nella