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62 CHIESE
gnando al capitolo di Lirey, già custode della santa reliquia, cinquanta franchi d’oro all’anno.
Nel 1578 San Carlo Borromeo partivasi con un bordone in mano, accompagnato da poco seguito, a piedi, pellegrinando, ad onorare il S. Sudario. Il duca Emanuele Filiberto, di ciò consapevole, a risparmiargli la parte più disastrosa del viaggio, e a trovare una giusta cagione di tenere presso di sè la santa reliquia, la fece trasferire con solennità a Torino, dove il santo la venerò.
La devozione de’ popoli verso la Santa Sindone si faceva ogni giorno più grande. Ogni anno, il 4 di maggio, si mostrava dal vescovo a’ Torinesi. Quintane, corse, luminarie segnalavano in tal giorno la pubblica gioia. Era serbata a Carlo Emanuele II la gloria di alzare al Sudario torinese nel 1694 un tempio degno. La bizzarra e fantastica architettura del padre Guarini servì molto bene al concetto del principe.
Tra il palazzo ed il coro della cattedrale sorge il sacro edificio coll’ardita sua cupola disposta a zone esagone, in modo che l’angolo di una zona risponde al mezzo del lato delle sotto e soprastanti; pervenuta a certa altezza la parte interna converge rapidamente, ed è tutta traforata da luci triangolari finchè lo spazio, reso angusto, è chiuso da una stella intagliata che lascia vedere a traverso i suoi vani un’altra vôlta in cui è dipinto lo Spirito Santo in gloria. Questa cupola così leggera e fantastica, che s’alza sopra una rotonda di marmo nero, con archi e pilastri di belle e grandi proporzioni, è un monumento degno di considerazione. La cupola produce un effetto analogo a quei padiglioni, o campanili traforati dell’architettura gotica. È questa l’opera fantastica del padre Guarini la quale, come dice Carlo Promis, ha un merito di stereometria superiore forse a qualsiasi edificio del mondo.
Sono notevoli nel tesoro della sacristia una croce, un calice e quattro candelabri di cristallo di rocca con vaghi intagli, e soprattutto una croce di legno lavorata a traforo, in cui è intagliata in figure minutissime la Passione di Gesù Cristo, e sembra lavoro del secolo XV. Havvi pure un battesimo di Cristo di Macrino d'Alba.
Entro ai vani dei quattro archi che rimanean liberi nella cappella, la pietà e la munificenza di Re Carlo Alberto ha allogato le ossa di quattro principi di Savoia di grandissimo nome, Amedeo VIII, Emanuele Filiberto, il principe Tommaso, e Carlo Emanuele II, fondatore di questa cappella.
Tutti e quattro hanno nobile monumento per opera de’ valenti artisti Cacciatori, Marchesi, Gaggini e Fraccaroli.