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sui disegni del suo proprietario conte di Savigliano, contiene qualche affresco del Galliari; fu recentemente ornato di facciata. Vi ebbe dimora e vi morì il conte Bogino. Fu stanza a Giuseppe II venuto a Torino nel 1769.

Palazzo Benso di Cavour (Via dell’Arcivescovado, 13). — Fu costrutto nel 1729 sul disegno dell’architetto Planteri. È abitato dal Camillo Benso Di Cavour, illustre statista, già ministro di finanze di S. M. il Re Vittorio Emanuele.

Palazzo arcivescovile (Via dell’Arcivescovado, 30). — Trovasi rimpetto all’Arsenale. Edificio modesto nell’esterno, ma di una vasta distribuzione interna, sia per gli appartamenti arcivescovili, sia per le persone addette alle segreterie, ecc. Fu già casa dei missionarii, con elegante chiesa, fatta sui disegni del Juvara.

Palazzo Valperga di Masino (Via dell’Arsenale, 9). — Gli intagli preziosi che sono sugli stipiti della porta sono di Pietro Casella. Bernardino Galliari, Angelo Vacca, ed altri ne dipinsero le magnifiche stanze. In queste splendide sale la contessa Valperga di Masino accoglieva col fiore dell’aristocrazia il fiore dell’ingegno. Nel 1831 vi fondava un asilo o scuola infantile.

Palazzo Balbiano di Viale (Via dell’Arsenale, 11). — La facciata modernamente rifatta mostra l’intenzione d’imitare lo stile severo del palazzo Pitti in Firenze. Vi morì nel 1745 il marchese Carlo Ferrero d’Ormea.

Palazzo del Tasso (Via della Basilica, 2). — È quel palazzo a cui si ha accesso per un vicolo che s’apre allato allo spedale dei ss. Maurizio e Lazzaro. Apparteneva ai principi d’Este, marchesi di Lanzo, dei quali Filippo sposò nel 1570 Maria di Savoia, figlia legittimata di Emanuele Filiberto, e Francesco Filippo sposò Margherita, figliuola naturale di Carlo Emanuele I.

Questo palazzo fu abitato nel 1578 da Torquato Tasso. Il gran poeta scrisse in questa stanza il suo dialogo sulla nobiltà, intitolato il Forno, nel quale introdusse per interlocutore Agostino Bucci da Carmagnola, professore di filosofia nell’università di Torino.

Questo palazzo fu rifatto dopo quel tempo. Nel secolo scorso apparteneva ai marchesi di Caraglio, ora alla famiglia Mattirolo.

L’illustre professore di eloquenza e di storia nell’università di Torino, cavaliere P. A. Paravia, volle (gentile pensiero!) ricordare quale