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PALAZZI 39
Palazzo del Re. I conti di Savoia tennero anticamente la loro dimora a S. Giovanni di Moriana, quindi a Ciamberì. Ei fu soltanto verso il 1235 che un ramo di essi fissò il proprio domicilio al di quà delle Alpi, a Pinerolo.
Una vecchia tradizione ci conservò la memoria di una casa che il conte di Piemonte Lodovico aveva nella via de’Pasticcieri, e di un palazzo che gli ultimi conti di Savoia, Amedeo VI e VII, probabilmente avevano sulla Piazza delle Erbe, vicino all’arco detto della Volta Rossa. Se venivano a Torino, gli era per breve tempo; e preferivano a loro stanza il palazzo vescovile, ch’era il più ampio ed onorevole. Talvolta dimoravano nel Castello od anche in qualche pubblico albergo. Il palazzo vescovile occupava lo spazio che tiene ora la galleria detta di Beaumont, ove trovasi la regia armeria e la biblioteca privata del Re e il nuovo palazzo reale. Questo edificio seguitava verso Porta Palatina, lungo il muro della città.
Caduta Torino in poter de’francesi nel 1536, i vicerè del Piemonte abitarono il palazzo vescovile, come quello che occupava un angolo della città e signoreggiava due porte della medesima; per lo che si tenne bene agguerrito e fornito di armati.
Emanuele Filiberto nell’anno 1562 lo elesse a sua dimora. Da quel tempo in poi si può dire che mai cessasse di lavorare attorno a quel vasto edificio. Cominciò esso Duca infatti a murare un nuovo palazzo allato a S. Giovanni, nel sito dapprima occupato dalla canonica; crebbe a maggiore altezza l’ala chiamata Paradiso, verso oriente; rifece e nobilitò il giardino, con fontane, grotte, ecc.
Nè meno operosa fu la cura di Carlo Emanuele I per la casa ducale. Fu tutto suo il pensiero di quelle gallerie che congiunsero il palazzo al Castello, ove stava riposta una collezione di belle e rare armature, di rarissimi quadri e di curiosità varie d’arte e di natura. In questa galleria si contenevano i ritratti de’principi di Savoia, suoi antecessori, i disegni de’paesi conquistati, delle fabbriche costrutte durante il suo regno, ecc. Le sembianze di quest’itala dinastia, riprodotte più tardi nelle opere del Guichenon e del Ferrero, non che nelle gallerie dei castelli reali, non sono immaginarie, fuorchè per pochi de’primi sovrani.
Ciò che rimane di questo palazzo denominato Palazzo vecchio (che aveva una bella facciata dalla parte del giardino ornata di busti e di statue), accenna ch’era di assai bella struttura. — Esso fu centro, in quei tempi, d’ogni eleganza e sociabilità torinese.
Carlo Emanuele II, verso il 1660, pensò d’innalzare un edifizio più