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16 | breve informazione storica |
avea fatto perdite immense, nè la campagna di Piemonte le costava di meno. Ma Vittorio Amedeo, memore dei vecchi insulti, nè potendosi ritirar con onore cogli alleati, ricusò le larghe offerte del re francese.
Montato, a tale rifiuto, in sulle furie il La Feuillade, tentò in mille guise di occupare la montagna per togliere i viveri agli assediati e impedire alla Corte l’uscita dalla capitale. Giudicò quindi il Duca conveniente cosa l’allontanare tosto dalla osteggiata città la sua famiglia e quella di suo cugino il principe di Carignano. Madama Reale, madre del Duca, la duchessa sua sposa, due lor figliuoli, il principe di Piemonte e il duca d’Aosta, partirono infatti il 16 giugno, nel momento stesso in cui una fitta grandine di palle infuocate, di libbre sedici cadauna, veniva cavallerescamente scagliata dai nemici sul ducale palazzo.
Partì il Duca all’indomani da Torino, con poca ma valida scorta, per poter tenere la campagna e stornare le forze nemiche dalle opere d’assedio, lasciando luogotenente generale della città il conte di Daun. Il cancelliere, una parte del Senato e la Camera de’ conti abbandonarono anch’essi la capitale, e si portarono a Cherasco.
Il generale francese fece più volte tendere al Duca l’imboscata a inseguirlo per farlo prigione; e già fra Carmagola e Cherasco ci sarebbe riuscito, se un drappello di fida soldatesca piemontese soppravvenuta non avesse obbligati i francesi a ritirarsi. Una sorte diversa toccò al vecchio principe di Carignano, il quale, facendo cammino più lento, fu preso e condotto in prigione colla famiglia nel castello di Racconigi.
Frattanto il Duca, dalle montagne di Mondovì, ov’erasi fermato alcuni giorni, venne a Cuneo il 3 di luglio per ritornare presso a Torino, affine di molestare, con la sua cavalleria, il campo degli assedianti. Ne seguì un’azione molto gagliarda tra Saluzzo e il Po, ove Vittorio Amedeo, col principe di Soissons ch’era seco, con un pugno d’uomini battè e respinse l’inimico. Invano il La Feuillade volle tentare altri stratagemmi per trarre il Duca nella rete; chè l’avveduto principe di Savoia non si lasciava mai cogliere, assistito com’era dagli abitanti del contato; i quali, lasciato l’aratro e imbrandita la picca, tenean dietro sempre ai passi dell’amato lor Duca,; per cui, riuscita vana ogni astuzia del generale francese, tornò sotto a Torino, ritirando anche le truppe ch’erano a Racconigi in guardia del principe e della principessa di Carignano.
Mentre queste scene varie succedevano all’infuori, Torino, sul principio d’agosto, cominciava a scarseggiare di viveri, e più ancora di munizioni da guerra. Una fabbrica di polvere fu innalzata dietro la zecca con