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breve informazione storica 15

linee di circonvallazione cominciavano sulle rive del Po, ov’era il vecchio parco, e continuavano sino alla Dora presso Lucento. Una grande parallela serviva di controvallazione. Magazzini di viveri, oltrechè presso al campo francese, stabilironsi a Crescentino, a Chivasso ed a Susa. Francesco d’Aubusson, duca della Feuillade, era destinato a condurre l’assedio.

Vittorio Amedeo, durante i preparativi, non istette colle mani alla cintola. Piccole scaramucce ebbero luogo dapprincipio per molestare gli assedianti e sturbarne i lavori; in molte fazioni i nostri ebbero abbondanti prede. La cittadella messa in istato di difesa, multate le interne disposizioni già note al nemico, costrutte salde e forti trincee appiè della collina, ove s’alzarono de’ piccioli forti, il comando della città venne affidato al marchese di Caraglio, piemontese, quello della cittadella al conte della Rocca d’Allery, savoiardo. Il presidio consisteva, secondo il Denina, in 6670 uomini, parte dei quali reclute. I sette reggimenti imperiali erano, in forza delle malattie e delle spedizioni precedenti, ridotti a soli 1,500 uomini. Quindici ingegneri servivano la città e la cittadella sotto la direzione mirabile dell’avvocato Antonio Bertola, che poi fu conte di Exilles. Levato il selciato alle vie, poste le vedette sui campanili, spianata la guglia della torre, ordinate le guardie del fuoco, illuminate di notte le vie, disposti di qua e là grandi serbatoi d’acqua, fatte radere al suolo le case e gli alberi de’ dintorni di Torino, la città aspettava intrepidamente l’assalto.

E infatti, tra il 9 e il 10 di giugno, le prime bombe salutarono la cittadella; e quindi ne piovvero anche sulla città, e sì pesanti, dice il Cibrario, che perforavano dall’alto al basso le case e le chiese, e scendevano fin nei sepolcri a sconvolgere le ossa dei trapassati.

Un bel giorno il La Feuillade spedì un messaggio al Duca, per fargli sapere aver egli ricevuto dal suo re ordini di dover continuare vigorosamente l’assedio; volere perciò informarsi da qual parte della città tenesse i suoi alloggiamenti per risparmiarli dalle bombe; offerire passaporti alle principesse per portarsi altrove. Vittorio Amedeo con nobile orgoglio rispose: che il suo quartiere era sui bastioni della cittadella, che il passaggio della porta di Po era libero per uscirne a suo piacimento, che ringraziava S. M. Cristianissima de’ passaporti offerti alla sua famiglia.

Si disse allora che il generale francese facesse presentare un foglio al Duca, sottoscritto dal re di Francia, in cui gli prometteva la cessione di quanto desiderava. La Francia, infatti, esausta d’uomini e di danaro, si trovava in que’ momenti in male acque. Fuori d’Italia