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12 breve informazione storica

vano stanza ora in una, ora in altra città del Piemonte. Amedeo IX e Violante avean fatta lunga dimora in Vercelli. Torino piacque a Carlo I ed a Bianca, ch’ebbero sede eziandio a Cariganano, Moncalieri e Pinerolo.

Carlo III, detto il Buono, troppo buono, lasciò andare la monarchia quasi al disfacimento; aperte le porte di Torino ai francesi, se ne impadronirono nel 1536. Francesco I onorò d’encomii la città, e con lettere patenti incorporolla alla corona di Francia; ne confermò tutti i privilegi; volle fosse sede di una corte suprema di giustizia, che si chiamò Parlamento, d’uno studio generale od università, d’un tribunale supremo demaniale, che si chiamò Camera dei conti.

L’assemblea de’ tre Stati, radunata da Carlo III, si tenne d’ordinario in Torino. Convennero nel 1509, 1514, 1518. Importa osservare che non erano quegli Stati generali della monarchia, ma i soli tre Stati della patria cismontana, cioè del Piemonte e dei paesi di nuovo aggregati, esclusa la valle d’Aosta, che teneva sue particolari adunanze. I tre Stati si radunarono anche nel 1539, movendo lagni al luogotenente francese.

Morto Carlo il Buono a Vercelli nel 1553, gli successe Emanuele Filiberto di lui figlio, il primo, secondo la espressione di Cesare Balbo, che intese a dirozzare e ad italianizzare i suoi popoli1, ristorando nel giro di pochi anni la monarchia dagl’infortuni d’un secolo intero. Militò fra le truppe dell’imperatore Carlo V, e divenne generale supremo degli eserciti di Fiandra. Stremata la fortuna di Francia alla battaglia di S. Quintino, ricuperò gli Stati paterni. La città di Torino fu resa al duca soltanto nel dicembre 1562. Questo principe, intento a comporre lo Stato nella forza e nell’unità, dotò Torino d’una cittadella, distrusse molti privilegi municipali, sostituì le bande paesane alle milizie feudali, affine di poter raccogliere in brev’ora soldati ben ammaestrati nel maneggio dell’armi; mutò il reggimento comunale, sostituì ag’influssi locali gl’interessi generali, usò termini di governo più stretti, s’astenne dal convocare le generali adunanze degli Stati, restituì alla monarchia feudale una monarchia assoluta, di titolo piucchè di essenza. Nelle quali riforme risultò più grande che non sui campi di guerra.

La popolazione di Torino, sotto Emanuele Filiberto e Carlo Ema-


  1. Emanuele Filiberto decretò che ogni atto pubblico fosse dettato in lingua italiana, e volle tutta italiana l’educazione e l’istruzione di suo figlio.