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istituzioni scientifiche 177

Per ammirare lo splendore onde brillava questa Società fin dal suo esordire, basta ricordarsi degli illustri nomi che la onorarono fino d’allora: Lagrangia, Cigna, Salumi, Bertrandi, Morozzo, Monge, Foncenex, Fleury, Gaber, Haller, ecc. per la classe fisico-matematica; Gerdil, Richeri, Carena, ecc. per la classe delle scienze filosofiche, morali e storiche. Aggiungansi gli omaggi che ebbe la nascente Società da tutte le più chiare accademie d’Europa e dalla Società di Filadelfia, presieduta da Franklin, e gli omaggi dei più dotti di quel tempo, Condorcet, D’Alembert, Eulero, La Place, ecc., e facilmente si scorgerà a quanta dignità sia immediatamente pervenuta la Società dapprincipio privata, poi reale, prima ancora che divenisse Reale Accademia.

L’accademia è divisa in due classi, l’una per le scienze matematiche e le fisiche; l’altra per le morali, le storiche e le filologiche. Essa, quando è a numero, ha 40 accademici residenti, 20 per classe. Ha un presidente, un vice-presidente ed un tesoriere. Ciascuna delle classi poi ha un direttore e un segretario; i quali debbono essere tutti residenti in Torino. Ciascuna classe può avere dieci altri accademici nazionali residenti altrove, o nello Stato o fuori. Aggiungi 20 accademici esteri (10 per classe), tra’ quali si leggono i più bei nomi d’Europa. Il numero de’ corrispondenti è illimitato.

Il primo volume degli atti dell’accademia comparve nel 1759 col titolo di Miscellanee di filosofia e di matematiche, o levò tosto singolar grido in Europa. Quattro altri volumi furono pubblicati con quel titolo dal 1730 al 1773; ma nel secondo volume la Società già s’addimandava Reale. Le Memorie della Reale Accademia delle scienze di Torino (chè questo è il titolo de’ suoi atti) sommano per la prima serie al numero di 40 volumi.

La sala dell’adunanze accademiche s’adorna de’ busti de’ tre fondatori Saluzzo, Lagrangia e Cigna; e de’ busti del Denina, Vernazza e del Gerdil, oltre a quello del re Vittorio Amedeo III. Fregiano pure in giro questa sala diciotto busti in marmo, rappresentanti illustri romani, copiati dall’antico dallo scultore Bogliani, e generosamente donati all’accademia dal membro di essa Filippo Lavy che li fece eseguire a sue spese. Vi si vede pure la statua seduta dei conte Balbo in gesso, regalata dagli eredi dello scultore Spalla.

Sala d’arti e mestieri. — Dacchè con regie lettere patenti del 28 febbraio 1826 è stato ordinato che gli autori o i primi introduttori di opere


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