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(Palazzo di Città)

VI.— AMMINISTRAZIONE DELLA CITTA’ DI TORINO.


A’tempi di Roma, ogni città, dice il cav. Cibrario aveva per lontana immagine del senato romano una curia presieduta da Duumviri o Quatuorviri che rappresentava l’universalità dei cittadini. Lo scopo questa istituzione era politico ad un tempo e fiscale.

I decurioni erano scelti tra i più ricchi possessori di terre, godevano onori e privilegi, servivano d’assessori ai magistrali romani; ed alcun di essi col titolo di defensores civium esercitavano in cause di piccolo rilievo l’autorità giudiziaria. Questi onori li rendeano devoti al governo. Erano poi mallevadori dell’intero censo dovuto da tutti i possessori del territorio che ripartivano e riscoteano. Erano tenuti a pagar del proprio pe’campi abbandonati, e pe’debitori fuggiaschi, e perciò questo patriziato si rese in certi tempi tanto gravoso, che bisognarono leggi severissime per costringere i decurioni a star in ufficio, a non preferire per fino la schiavitù al decurionato.

Quest’abbassamento del decurionato seguì nel declinar dell’impero.

Dopo il terzo secolo dell’era cristiana i decurioni presero a chiamarsi curiali, i quali nel IV e nei V furono la più misera e travagliata classe dei sudditi. Ma ne’tempi della repubblica in quella guisa che in Roma il senato con alla testa i suoi consoli era supremo arbitro dello Stato, nelle città, sue suddite, lo erano le curie sotto la presidenza di chi in esse teneva il luogo di consoli.