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capo xxv. | 71 |
contento, checchè s’avvenga nel mondo. allora nè del molto allegrezza, nè del poco sentirà pena: essendo che egli commette interamente, e fiducialmente se stesso a Dio, che è a lui tutto in tutte le cose, al quale nessuna cosa in vero perisce, nè muore; anzi tutte a lui vivono, e al cenno di lui servono incontanente.
11. Ricorditi sempre del fine, e come il tempo gittato non torna più. Senza sollecitudine e diligenza non ti verrà mai acquistata virtù. Se tu cominci a intiepidire, comincerai pure a star male. Che se ti dai al fervore, troverai somma pace, e sentirai la fatica più lieve per la grazia di Dio, e per lo studio della virtù. L’uomo fervido e diligente è presto a tutte le cose. Egli è maggior pena a resistere a’ vizi ed alle passioni, di quello che a sudare negli esercizi del corpo. Chi non ischiva i leggieri difetti, a poco a poco verrà sdrucciolando a più gravi. Tu godrai sempre la sera, se tu abbi speso la giornata con frutto. Veglia sopra te stesso, riscuoti te stesso, ammonisci te stesso, e (checchè s’avvenga degli altri) non trascurare te stesso. Tanto