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capo xxiv. 61

e stolido peccatore, or che potrai tu rispondere a Dio, che tutte sa le tue colpe; tu, il quale talora temi la guardatura d’un uomo adirato? E perchè non ti provvedi per lo dì del giudizio, quando nessuno potrà essere per altrui scusato o difeso, ma ciascheduno avrà assai che fare da sè? Adesso è fruttuosa la tua fatica, il tuo pianto accettabile, impetrativo il tuo gemito, satisfattorio e purgativo il tuo dolore.

2. Grave e salutevole purgatorio fa l’uomo paziente, il quale essendo ingiuriato, si duole più dell’altrui malizia, che dell’onta a sè fatta; il quale pe’ suoi contradditori volentier prega, e di cuore rimette le offese; che non indugia a chiedere altrui perdono, che più alla misericordia è pronto, che all’ira; il quale frequentemente fa forza a se stesso, e studiasi di sottomettere la carne interamente al suo spirito. Egli è meglio purgare adesso i peccati, e risecare i vizi, che riservarli a purgare in futuro. Noi inganniamo veracemente noi stessi per l’amore disordinato, ch’abbiamo alla carne.

3. Che altro dee consumare quel