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52 libro i.

mi: Ecco quanto beata vita mena colui! com’egli è ricco! quanto grande! in quale alto stato, e quanto potente! Ma guarda a’ beni del cielo, e vedrai come tutti questi della terra son nulla, anzi pur molto incerti, e forte gravosi; perchè non sono mai senza sollecitudine e timor posseduti. Non è felicità per l’uomo avere le cose temporali a ribocco, ma bastagli la mediocrità. Egli è veracemente miseria a vivere sopra la terra. quanto l’uomo vorrà più essere spirituale, tanto la vita presente gli diventa più amara; poichè meglio sente, e vede più chiaro i difetti della corruttibile vita. Conciossiachè mangiare, bere, vegliare, dormire, riposarsi, lavorare, e servire alle altre naturali necessità, è veramente grande miseria ed afflizione all’uomo divoto, il quale amerebbe d’esser libero e sciolto da tante noje.

3. Imperciocchè è assai gravato in questo mondo l’uomo spirituale dalle necessità corporali. onde Davidde prega divotamente di poterne esser liberato, dicendo: Dalle mie necessità mi franca, o Signore. Ma guai a chi non conosce la propria miseria! [e]Fonte/commento: 1815b