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50 libro i.


4. Riconosciti immeritevole della divina consolazione, ma degno piuttosto di molte tribolazioni. Quando sia l’uomo perfettamente compunto, allora il mondo tutto gli vien nojoso ed amaro. L’uomo dabbene trova bastante materia di dolore, e di pianto. imperciocchè o egli consideri se medesimo, o ponga mente al suo prossimo, sa bene nessuno poter qui vivere, che non sia tribolato. E quanto più sottilmente ricerca se stesso, tanto se ne duol più. Materia di giusto dolore, e d’interno compungimento sono i vizi nostri e peccati, ne’ quali così giaciamo ravvolti, che di rado possiam rilevarcene a contemplare le cose celesti.

5. Se tu pensassi della tua morte più spesso, che della lunghezza della vita, non è dubbio che ad emendarti non ti dessi con più fervore. Se tu ancora meditassi di cuore le pene dell’inferno avvenire, o del purgatorio, io porto ferma credenza che tu della buona voglia tollereresti ogni travaglio e dolore, nè asprezza non temeresti. Ma perciocchè queste cose non ci passano al cuore, ed a miamo tuttavia d’essere carezzati,