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capo iv. | 299 |
nè c’è chi m’ajuti, non è chi men liberi, e salvo men tragga, se non tu, Signore Iddio, Salvator mio; al quale e me, ed ogni mia cosa commetto, acciocchè tu mi guardi, e conducami a vita eterna. Ricevimi a laude e gloria del nome tuo, il quale il tuo corpo m’hai preparato in cibo, e ’l tuo sangue in bevanda. Deh! fa, Signore Iddio, mia salute, che con l’usare sovente del tuo Sacramento, cresca vieppiù l’affetto della mia divozione.
CAPO V.
Della dignità del Sacramento, e
del grado Sacerdotale.
PAROLE DEL DILETTO.
1. Quando tu avessi purità d’Angelo, e la santità di Giovanni Batista, tu non saresti degno però di ricevere, nè di ministrare questo Sacramento. Conciossiachè non è dovuto a merito d’uomo, ch’egli consacri, e tratti il corpo di Cristo, e prendasi in cibo il pane degli Angeli. Profondo