municano divotamente, o mio Dio, ricoveratore dell’anima mia, ristoratore dell’umana fiacchezza, e donator d’ogni interna consolazione. Poichè di copioso conforto tu gli fornisci contra le diverse tribolazioni, e dal fondo del proprio loro avvilimento, alla speranza tu gli sollevi della tua protezione; e talmente di nuova grazia di dentro gli riconforti, ed illumini, che eglino, i quali avanti alla comunione si sentivano in ansietà, e senza alcuno pietoso affetto; rifocillati di poi pel cibo, e per la bevanda celeste, si sentono in meglio cangiati. la qual cosa, cortesemente a tuoi amici tu fai, acciocchè eglino conoscano in verità, e prendano chiara sperienza, com’essi in se medesimi sieno infermi, e quanto di grazia e virtù discenda in loro da te. che conciossiachè essi fossero da sè freddi, duri, e indivoti, ebbero da te grazia di fervore, d’alacrità, e di divozione. Imperocchè chi è colui, che umilmente appressandosi al fonte della soavità, alcun poco di dolce non ne riporti? o chi è, che standosi ad un gran fuoco, alcun piccolo calore non ne riceva? Or tu sei fonte pieno mai