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292 | libro iv. |
to, e annoverato tra i figliuoli d’Abramo. L’anima mia è avida del tuo corpo, il mio cuore trangoscia d’unirsi a te.
2. Dammi te stesso, e mi basta: conciossiachè fuori di te non ci ha consolazione che vaglia. Io non posso star senza te, e senza la visita tua non m’è possibil di vivere. e però mi bisogna accostarmi a te di frequente, e in acconcio di mia salute riceverti; che forse non ne mancassi tra via, e il celeste alimento mi fosse defraudato. Essendochè tu pure, o Gesù pietosissimo, quando predicavi alla gente, e di varie infermità gli curavi, dicesti già: Io non voglio lasciargli tornare alle case loro digiuni, ch’eglino non venissero meno per via. Adopera adunque di questa guisa con me, giacchè a consolazion de’ fedeli, ci hai lasciato te stesso nel Sacramento. Imperocchè tu sei soave rifezione dell’anima; e quegli che degnamente ti mangerà, sarà partecipe, ed entrerà alla eredità della gloria immortale. Ora a me, il quale sì di leggieri sdrucciolo e pecco, sì presto annighittisco, e vengo mancando, fa pur di bisogno, che per mez-