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272 | libro iii. |
e di quelli massimamente, i quali (conciossiachè abbiano picciolo lume) raro è, che alcuno con ispirituale perfetto amore sappiano amare. Eglino sono per ancora da naturale affezione, e da umano amore tirati a questi, od a quelli; e come verso le terrene cose sono disposti, così essi immaginano dover essere delle celesti. Ma egli ci ha un’incomparabil distanza tra quelle cose che si divisano gl’imperfetti, e quelle che gl’illuminati uomini per superna rivelazione contemplano.
7. Ti guarda adunque bene, o Figliuolo, di ricercare curiosamente di tali cose, le quali trapassano il tuo sapere; ma in ciò piuttosto ti studia e ti adopera, che tu possa essere anche l’ultimo nel regno di Dio. E quando bene altri sapesse, qual fosse dell’altro più santo, o più alto luogo tenesse nel reame del cielo, qual frutto ricoglierebbe di questa scienza; se egli da questa cognizione non traesse cagion d’umiliarsi davanti a me, nè provocasse se stesso a più lodar il mio nome? Egli fa a Dio cosa troppo più cara, chi pensa della gravezza de’ suoi peccati, e del