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capo lviii. 269

degnato: e perchè il tale cotanto sia travagliato, e l’altro sì altamente esaltato. Coteste cose avanzano ogni facoltà umana; nè a poter investigare il divino giudizio, nessuna ragione nè disputa è sufficiente. Quando dunque di tali cose il nemico ti suggerisce, o alcuni curiosi te ne domandano, rispondi loro quel detto del profeta: Tu sei giusto, o Signore, e diritto è il tuo giudizio; e l’altro: I giudizi del Signore son veri, da se medesimi provati giusti. I miei giudizi sono anzi a temere, che a disaminare; poichè essi trapassano ogni umano comprendimento.

2. Non voler eziandio ricercare, nè mover questione intorno a’ meriti de’ Santi; qual sia dell’altro più santo, o qual nel regno de’ cieli maggiore. Sì fatte ricerche generano le più volte liti e contese di nessun prò; nutricano anche la superbia e la vana gloria, dalla quale poi nascono le invidie, e le gare: mentre questi a quel Santo, quegli a quell’altro superbamente si studia di dar preminenza. Ora il voler sapere e investigare di tali cose è senza costrutto, ed a’ Santi piuttosto dispiace: poichè io non

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