Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
266 | libro iii. |
CAPO LVII.
Che l’uomo non si avvilisca soverchiamente,
quando sdrucciola in qualche difetto.
1. Figliuolo, la pazienza, e la umiltà ne’ casi avversi, mi vanno più a grado della allegrezza e divozione nelle prosperità. E perchè un nonnulla, che altri t’ha detto contro, sì ti contrista? s’egli fosse stato anche peggio, tu non avresti perciò dovuto turbartene. Ma ora lasciati dire: non è questa la prima cosa nè nuova; e nè pure, se tu segua a vivere, sarà l’ultima. Tu fai da prode a bastanza quando nessun sinistro t’incontra. Tu sai anche dare ottimi consigli, e altrui con parole aggiunger vigore: ma quando viene alla tua porta alcuna non aspettata tribolazione ti vien meno il consiglio, e il valore. Or bada bene alla tua somma fragilità, la quale soventi volte in lievi incontri tu esperimenti. pur nondimeno qualora queste, o altret-