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capo lv. | 259 |
strascinami e a perdizione. Imperciocchè io mi sento dentro della mia carne una legge di peccato, che alla legge contraddice della mia mente, e schiavo mi trae a servire in molte cose alla mia sensualità; nè io posso rintuzzare i suoi movimenti, se non mi stia allato la tua santissima grazia, infusami efficacemente nel cuore.
2. Fa pur bisogno della tua grazia, (e di grazia grande) a poter vincere la natura, che fin dalla giovinezza è correvole al male. Imperocchè com’ella fu nel primo uomo Adamo disordinata e viziata per lo peccato; così in tutti discese la pena di tal reato: in guisa che la natura medesima, che buona e retta da te fu creata, si prende in iscambio della viziosità ed infezione della guasta natura; però che la sua inclinazione lasciata a se stessa, tira al male, e al profondo. Conciossiachè quella poca virtù che pur ci è rimasa, è come una scintilla sepolta sotto la cenere: questa è la stessa ragion naturale, tutt’intorno ingombrata di molta caligine, che nondimeno ritiene ancora il giudizio del bene e del male, e tra il vero,