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capo li. 247

nuovo tu sia visitato da me, e da ogni ansietà liberato. Imperciocchè io ti farò dimenticar i travagli, e godere d’interna, pace. io ti aprirò davanti i prati delle Scritture; acciocchè, allargato il tuo cuore, ti metta a correre nella via de’ miei comandamenti. E dirai allora: Non sono i patimenti di questo secolo condegni di quella gloria, che in noi debb’essere manifestata.


CAPO LII.


Che l’uomo non si tenga degno di consolazione;

anzi piuttosto meritevole di castigo.


1. Signore, io non merito la tua consolazione, nè alcuno spirituale ricreamento; e però tu mi fai giustizia a lasciarmi povero e desolato. imperocchè quando pure io potessi gittar lagrime a guisa di mare, non sarei però degno della tua consolazione. Il perchè niente io merito, che d’essere flagellato e punito; il quale gravemente, e assai volte t’ho offeso, e in molte cose peccato. adunque se