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capo xlix. | 237 |
il tuo desiderio, del quale tu mostri di darti soverchia pena. imperciocchè quello non può esser puro e perfetto, che di proprio amore è viziato.
3. Non domandar quello, che è tuo diletto, e tuo comodo; ma quello che è mio piacere, ed onore: essendo che, se giudichi sanamente, tu dei pur preferire al tuo desiderio, e ad ogni cosa desiderata il mio ordinamento, e a questo acconciarti. Io so che cosa tu brami, ed ho più volte sentito il tuo pianto. intendo: tu vorresti essere nella libertà de’ figliuoli di Dio: l’eterna abitazione ti piace, e ’l gaudio perfetto della patria celeste. ma egli non è ancor venuta quell’ora; anzi altro tempo riman tuttavia, tempo cioè di guerra, tempo di fatica, e di prova. Tu desideri d’esser saziato del sommo bene; ma ora tu nol puoi conseguire. Io son desso: aspetta (dice il Signore), sinattanto che venga il regno di Dio.
4. Tu dei esser ancora provato in terra, ed esercitato in molte maniere. ti sarà data alcuna volta consolazione; ma intero contento mai nò. Confortati adunque, e prendi forze, come nell’operare, così nel sofferire