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capo xlviii. | 235 |
delle disavventure tristezza. se amo la carne, ciocchè s’appartiene alla carne mi figuro frequentemente. se amo lo spirito, io mi diletto a pensar delle cose spirituali. Essendochè di tutto quello ch’io amo, volentier parlo e quello è che ascolto; e di sì fatte cose mi porto le impronte dentro dell’anima. Ma lui beato! chiunque, per attenersi a te, da tutte le create cose prende commiato; che alla propria natura fa guerra, e gli appetiti della carne col fervor dello spirito crocifigge; acciocchè, tornato all’anima il suo sereno, egli ti porga una monda orazione, e sia degno della conversazione degli Angeli; schiuse da dentro, e da fuori tutte le cose terrene.
CAPO XLIX.
Del desiderare l’eterna vita; e quanti beni
sieno promessi a’ combattenti.
1. Figliuolo, come tu ti senta infonder dall’alto il desiderio dell’eterna beatitudine, e sospiri d’uscir fuori