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234 | libro iii. |
te. Raccogli a te i sensi miei; fammi dimenticar ogni cosa del mondo; dammi che tosto io rigetti, e disprezzi i cattivi fantasmi. Soccorimi, Verità eterna, acciocchè da nessuna vanità non sia mosso. Vienne, celeste dolcezza; e si dilegui dal tuo cospetto qualunque bruttura. Perdonami anche, e dammi pietosa indulgenza per quelle volte, che io in pregando, altre cose ho pensato fuori di te. Imperciocchè io confesso con verità, d’aver dato luogo a molte distrazioni. conciossiachè parecchie volte quivi io non sono, dove sono col corpo a stare, o sedere; anzi colà piuttosto son io, dove mi lascio trasportare da’ miei pensieri. quivi io mi sono, dove sta la mia mente; ed ivi è la mia mente il più delle volte, dove è quello ch’io amo. quello agevolmente mi s’appresenta, che per natura mi porge diletto, o per usanza mi piace.
6. Il perchè tu, o Verità, apertamente dicesti: Dov’è il tuo tesoro, quivi è pure il tuo cuore. Se io amo il cielo, penso volentieri le cose del cielo. s’io amo il mondo, prendo diletto delle mondane prosperità, e