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222 | libro iii. |
re! e quante volte dove men l’aspettava, ivi l’ho io ritrovata! Vano è dunque lo sperare negli uomini; ma la salute de’ giusti in te sta riposta, o Signore. Or sii tu benedetto, Signore Iddio mio, in tutte le cose, che c’intervengono. Noi siamo infermi ed instabili, leggermente cadiamo in errore, e siamo mutati
2. E chi è colui, che con tanta cautela, ed avvedimento sappia custodir se medesimo, che o l’una volta, o l’altra non cada in qualche inganno, o dubbiezza? ma quegli, che in te, Signore, si fida, e con semplicità di cuore ti cerca, non cade sì di leggeri. E quando pure egli incorra in qualche tribolazione, comunque ci sia dentro impacciato, egli ne sarà prestamente campato, o consolato da te: essendo che tu non abbandoni chi tiene in te la speranza fino alla fine. Raro è che si trovi amico così fedele, che in tutte le avversità tenga fede all’amico. tu solo, o Signore, tu solo se’ il fedelissimo infra tutti, e fuori di te non c’è altri cotale.
3. Oh come ne seppe bene quella sant’anima,1 la quale disse: La
- ↑ Nella vita di S. Agata.