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capo xliv. | 221 |
senno, che metterti a brigar di parole. Se tu sii bene di Dio, e al suo giudicio riguardi, con più pace comporterai d’esser vinto.
2. O Signore, a che mai siamo noi divenuti! ecco, che il danno temporale per noi si piange, per uno piccol guadagno si travaglia, e si corre, e lo spiritual detrimento ci vien cadendo dalla memoria, e appena è che tardi pur vi si badi. In quelle cose, che poco montano o niente, si mette studio; e quelle, che sommamente ci son necessarie, per negligenza son trasandate: conciossiachè tutto l’uomo si sparge nelle cose di fuori; e s’egli tosto non si risenta, vi giace eziandio con piacere.
CAPO XLV.
Che non si dee credere a tutti: e del trascorrere
facilmente nelle parole.
1. Ajutami, o Signore, dalla tribolazione; poichè dall’uomo non vien la salute. Quanto spesso quivi non trovai fede, dove la mi credetti trova-