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218 libro iii.

CAPO XLIII.


Contro la vana, e mondana scienza.


1. Figliuolo, non ti muovano i belli, e sottili detti degli uomini; che non istà il regno di Dio in detti, ma sì bene in virtù. Sta intento alle mie parole, le quali accendono i cuori, danno luce alle menti, inducono a compunzione, e infondono consolazioni d’ogni maniera. Non legger sillaba mai per doverne parer più dotto e più saggio. intendi a mortificare i tuoi vizi; che ciò ti sarà più utile, che non la notizia di molte sottili questioni.

2. Come tu abbia parecchie cose lette ed apprese, ti bisogna ritornar sempre ad un solo principio. Io sono, che insegno all’uomo la scienza, e dò a’ parvoli intendimento più chiaro di quello, che da alcuno degli uomini possa esser dato. quegli a cui parlo io, in breve diverrà dotto, e molto s’avanzerà nello spirito. Guai a coloro, che procacciano di sapere dagli uomini molte cose curiose, e