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206 | libro iii. |
bocche di coloro, che di lui sparlavano, o che vane e false cose pensavano, e tutto ciò seminavano che loro veniva a grado. Egli rispose però alcuna fiata, acciocchè dal tacer suo alcuno scandalo a’ deboli non ne seguisse.
3. Or chi se’ tu, che temi d’uomo mortale? oggi è, e domani più non si vede. Temi Iddio, e non paventerai gli spauracchi degli uomini. Or che può farti alcuno con parole o con villanie? egli a se stesso più presto nuoce che a te; nè potrà già campare dal giudizio di Dio, qualunque siasi cotale. Abbiti tu Dio davanti agli occhi, e non voler garrire con lamentose parole. Che se adesso ti pare aver avuto la gambata, e sostener confusione che tu non meritasti, non te ne sdegnare perciò, nè voler scemare per impazienza la tua corona; anzi a me in cielo riguarda piuttosto: che io posso ristorare altrui d’ogni vergogna ed ingiuria, e rimeritar ciascheduno secondo l’opere sue.