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194 | libro iii. |
medesimo, e stare in altezza di mente, e veder te creatore di tutte le cose, niente avere che ti somigli. Or quando altri non sia d’ogni creatura spedito, non potrà liberamente intendere alle cose divine. E impertanto ci sono sì pochi contemplativi; perchè pochi sanno da’ manchevoli creati beni distaccarsi del tutto.
2. A ciò fa bisogno di singolar grazia, la quale sollevi lo spirito, e sopra di se stesso il rapisca. E se l’uomo non sia elevato di mente, e da tutte le creature disimbarazzato, e tutto unito con Dio; checchè egli sappia, checchè si abbia, poco è da prezzare. Egli sarà sempre picciolo, e giacerà al basso colui, il quale alcuna cosa reputa grande fuori di te solo, unico, immenso ed eterno bene. E pur tutto ciò che non è Dio è niente, e per niente dee essere computato. Egli è però gran differenza tra la sapienza d’uomo illuminato e divoto, e la scienza di cherico letterato e studioso. troppo è più nobile quella dottrina, che d’alto rampolla per divina infusione, di quella che con fatica per umano ingegno s’acquista.