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188 | libro iii. |
travaglio cadesse sopra di me. Io non posso fuggirlo, ma ho bisogno di rifuggirmi a te, acciocchè tu m’ajuti, e in bene me lo converta. Signore, io sono adesso in tribolazione, e non ha bene il mio cuore; anzi da questo travaglio io sono fieramente angustiato. Or che potrò dir io, caro Padre? Io mi sento colto alla stretta. campami tu da un tal passo. Se non che, perciò appunto a tal termine son io venuto, a che tu n’abbia onore, quando dopo essere stato forte umiliato, io sarò per te fatto salvo. Piacciati, Signore, di liberarmi: poichè poverello, che posso far io, e dove andar senza te? Dammi pazienza, o Signore, pur questa volta, vieni in mio ajuto, o Dio mio, ed io per quantunque aggravato, di niente non temerò.
2. Ma intanto che dirò io in tale stato? Si faccia, o Signore, la tua volontà. Troppo ho io meritato d’essere afflitto, e gravato. Egli mi è pur forza di sostenere; ed oh! sia pur con pazienza, tanto che passi questa procella, e in meglio si muti. Ma è pur potente l’onnipotente tua mano, di levar via da me anco una tal ten-