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180 | libro iii. |
tir poi turbamento nessuno mai, nè patir molestia di cuore, o di corpo, non è cosa da questa vita, anzi è lo stato dell’eterno riposo. Non pensar dunque d’aver trovata la vera pace, se tu non senta gravezza mai, nè questo esser tutto il tuo bene, che da nessuno tu soffra contraddizioni; nè in ciò credi esser posta la perfezione, se tutte le cose t’avvengano a tuo piacere. Anzi nè pur volerti reputare gran fatto, nè perciò crederti amato singolarmente, che tu senta gran divozione, e dolcezza; poichè a questo non si conosce il vero amatore della virtù; nè sta in questo il profitto, e la perfezione dell’uomo.
4. In che sta dunque, o Signore?
5. Nell’offerire di tutto cuore te stesso al divino volere, nel non procacciare le cose tue proprie nè in poco, nè in molto, nè in questo tempo, nè nell’eternità: di modo che con uno stesso viso tu perseveri a rendermi grazie e nelle prosperità, e ne’ disastri; tutte le cose pesando con giusta bilancia. Se tu sii nella speranza così forte e longanime, che ritoltati la interna consolazione, tu