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172 | libro iii. |
tiensi per lo più indegno colui è più atto a ricevere grazie maggiori.
3. Quegli che n’ebbe meno, non dee rattristarsene, nè indegnare, ovvero portare invidia a colui che n’ha più; ma piuttosto riguardare a te, e la tua bontà altissimamente lodare, che sì trabocchevolmente, tanto graziosamente, e sì di buon cuore, senza accettazion di persone largisci i tuoi doni. Tutte le cose sono da te, e pertanto in tutte sei da lodare. Tu sai quello che sia utile donare a ciascuno: e perchè questi meno, e quegli abbia più, a noi non istà; ma sì a te di sapere, appresso del quale son definiti i meriti di ciascheduno.
4. Per la qual cosa, Signore Iddio, io mi reputo a gran benefizio il non averne di troppi, onde secondo l’appariscenza degli uomini, lode e gloria me ne debba seguire. perchè l’uomo considerata la propria sua povertà e viltà, non pur non dee di ciò sentir noja, o tristezza, nè abbattimento, ma consolazione piuttosto, e grande allegrezza: conciossiachè tu, Iddio, i poveri e gli umili, dispregiati dal mondo, t’hai scelto a domestici, e familiari. Testimoni