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capo xx. | 165 |
altra ne sopravviene; ma e mentre pur dura la prima zuffa, ne sopravvengono parecchie altre, e non aspettate.
4. Or comFonte/commento: 1805b si può amar questa vita, che ha tante amarezze, e a tante calamità soggiace, e a tante miserie? come anzi può dirsi vita, che tante morti genera, e tante pesti? E tuttavia ella si ama, e molti procacciano d’aver in essa diletto. Si morde il mondo frequentemente, chi egli è vano e fallace, nè però facilmente non s’abbandona; perocchè gli appetiti della carne hanno troppo gran signoria. Ma altro è ciò che ad amarlo ci tira, altro che a dispregiarlo. all’amore del mondo ne trae la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi, e la superbia della vita: ma d’altra parte le pene, e le calamità che debitamente ne conseguitano, ci generano odio e noja del mondo.
5. Ma (ahi duolo!) la rea dilettazione vince il cuore ch’è schiavo del mondo; il quale tien per delizie il vivere sotto le spine; perchè la divina soavità, e la interna dolcezza della virtù nè seppe, nè gustò mai. A coloro poi che il mondo disprez-