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164 | libro iii. |
io sono tanto cadevole, e così infermo a contrastare alle mie passioni. E quantunque io non mi lasci ire all’intero consentimento, egli m’è però grave e nojoso l’esserne così infestato; e fortemente mi duole di dover ogni dì a questo modo vivere in guerra. Quindi io riconosco la mia infermità: essendo che più agevolmente mi si mettono le sempre abbominevoli immaginazioni, di quello che elle ne vadano.
3. Deh! risguarda, o Dio fortissimo d’Israele, relatore dell’anime fedeli, alla tribolazione, e al dolore del servo tuo, e gli stia sempre allato in ogni cosa che imprenda a fare. Tu mi corrobora di celeste fortezza; acciocchè l’uomo vecchio, la miserabile carne non ancora perfettamente soggettata allo spirito non prevalga a signoreggiarlo: contro alla quale mi sarà di bisogno combattere, finch’io respiri in questa infelicissima vita. Ahi! che vita è questa, dove tribolazioni non mancano mai, nè miserie, dove di lacciuoli e di nemici è pieno ogni cosa! Imperciocchè come una tentazione, o tribolazione abbia dato luogo, così tosto un’