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capo xvii. | 157 |
citudine non getta in te. Signore, purchè la mia volontà si tenga ferma e diritta a te, fa pur di me tuo picere. conciossiachè non può esser altro che bene quello che tu ti faccia di me. Se mi vuoi nelle tenebre, sii tu benedetto: e se mi vuoi nella luce, sii pur benedetto. Sii benedetto, se degni di consolarmi; e sii altresì sempre benedetto, se mi vuoi tribolato.
3. Così, o figliuolo, ti fa bisogno di stare, se ami di tener dietro a me. Così tu dei esser presto a patire, come a godere, ed essere così volentieri meschino e povero, come ricco e abbondante.
4. Volentieri, o Signore, io patirò per tuo amore tutto ciò, che ti piaccia venirmi addosso. Indifferentemente io voglio dalla tua mano il bene, ed il male, il dolce, e l’amaro, il lieto, ed il tristo ricevere; e d’ogni cosa che m’intravvenga renderti grazie. Guardami da ogni peccato, ed io nè la morte temerò, nè l’inferno. Sol che tu non mi rigetti in eterno, nè mi cancelli dal libro della vita, non mi nuocerà mai tribolazione che venga sopra di me.
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