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140 | libro iii. |
quando io mi dilungava errando da te, tu m’hai ricondotto a servirti, e comandastimi ch’io t’amassi.
2. Oh fonte d’eterno amore, e che potrò io dire di te? come dimenticarmi di te, il quale degnasti ricordarti di me, da poi eziandio ch’io m’era disfatto, e perduto? Tu hai sopra ogni speranza usato misericordia al tuo servo, ed oltre ogni suo merito donatagli la tua grazia e amicizia. Ora qual cambio ti renderò io per questo tuo dono? Imperciocchè non è dato ad ognuno, che rigettate tutte le cose da sè, rinunzi al secolo, e prenda la monastica vita. Ora è per avventura gran fatto, ch’io serva a te, al quale è tenuta di servire ogni cosa creata? già non mi dee questo sembrar gran cosa: anzi grande e maravigliosa m’è questa, che tu degni ricevere per tuo servo un uomo così povero e indegno, e agli amati tuoi ministri connumerarlo.
3. Ecco che è tuo tutto quello che io ho, e donde ti servo. Se non che, e converso, tu servi anzi a me, che non io a te. Ecco il cielo, e la terra, che tu in servigio dell’uomo hai creati, stanno presti al tuo cenno, e