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136 | libro iii. |
spogli, e così com’io sono, mi faccia polvere; e tu mi sarai della tua grazia cortese, e vicino al mio cuore risplenderà la tua luce: ed ogni per quantunque menoma estimazione rimarrà affogata nell’abisso dalla mia nullità, e fia distrutta per sempre. Quivi mi fai tu conoscere quello ch’io sono, che fui, e a che son divenuto; perciocchè io sono pur niente, e nol seppi. Se io sono abbandonato a me stesso[,]Fonte/commento: 1815b eccomi niente, e tutto infermità: se poi subitamente tu mi riguardi, di presente son fatto gagliardo, e m’empio di novella allegrezza. Ed è gran maraviglia, ch’io sia subitamente da te rilevato, e con tal benignità carezzato, io che per proprio peso sono tratto al profondo.
2. Ciò fa l’amor tuo, prevenendomi graziosamente, correndo al mio ajuto in tante necessità, e guardandomi da gravi pericoli, e (a dir vero) scampandomi da innumerevoli mali. Essendo che male amandomi, io perdetti me stesso: e te solamente cercando, e amandoti puramente, ad un’ora e me e te ritrovai, e più per l’amore nel mio niente sonomi innabissato. Poichè tu, o benignissimo,