Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
132 | libro iii. |
ma disprezzar piuttosto te stesso, e per quella temere, siccome data ad indegno. Non è da affezionarsi troppo tenacemente a cotal sentimento; perciocchè egli ti si può volgere prestamente in contrario. Quando hai questa grazia, pensa come tu suoli esser misero e povero senza di lei. Nè in questo solo sta il profitto della vita spirituale, che tu abbi grazia di consolazione; ma pur in questo, che con umiltà, con rinegamento di te, e con pazienza comporti ch’ella ti sia sottratta: sì veramente che allora tu non allenti nello studio dell’orazione, nè ti lasci affatto cader di mano le cose, che eri usato di fare. Ma come vedrai meglio e potrai, lietamente faccia quello ch’è in te nè per aridità, o angustia di cuore che tu ti senta, dimentichi affatto te stesso.
2. Conciossiachè sono molti, i quali, se cosa non vien loro a grado, ne diventano impazienti, e accidiosi. Ma non è sempre in mano dell’uomo ciò che gli aggrada; anzi sta a Dio il dare, e il consolare, quando egli vuole, e quanto, e cui vuole, siccome gli piace, e nulla più avanti.