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96 | libro ii. |
nella sola speranza della grazia celeste? Imperciocchè quando pure stieno al mio ajuto persone dabbene, o fratelli divoti, o amici fidati, o santi libri, o trattati eleganti, o canti ed inni soavi, poco giovami tutto ciò, poco mi sa buono, quando derelitto io sia dalla grazia, e lasciato nella mia povertà. non c’è allora rimedio migliore della pazienza, e del commettermi alla divina volontà.
7. Non mi venne trovata mai persona religiosa, e divota così, che non abbia alcuna volta patito sottrazione di grazia, nè sentito diminuzion di fervore. Non ci fu mai Santo di sì alta virtù, nè così illuminato, che o prima, o poi non sia stato tentato. Imperciocchè non è degno della sublime contemplazione di Dio, chi per amore di lui non fu esercitato con qualche tribolazione. Poichè suol essere la tentazion che va innanzi, segno della consolazione che dee seguire. essendo che solamente a coloro che furono provati colle tentazioni, è promessa la consolazione del cielo. Chi vincerà (dice) io gli darò mangiare dell’albero della vita.
8. Ora il divino conforto è dato,