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opinione, sarebbe parso cosa indegna piegarsi all’altrui consiglio, al consiglio di persona tanto minore in grado e in fama; sarebbe parso cosa malaccorta spogliarsi spontaneo di parte della propria autorità. Ma il savio Mosè, col comunicare ad altri parte di essa potestà, fece a sè e a tutto il popolo molti beni: deliberò sè stesso da tante cure noiose; si deliberò dal pericolo di giudicare in modo o ingiusto o stolto per non ben sapere i fatti nelle particolarità, dalle quali sovente rivelasi meglio quel ch’è giusto; si deliberò dall’odiosità di sentenze spiacevoli, delle quali i giudici minori risponderebbero nel cospetto della nazione e di lui; si deliberò dal sospetto in che l’avrebbero parecchi tenuto di voler tutto a sè, di non si fidare a nessuno: col chiamare i migliori e i più reputati in parte del governo, li affezionò al governo, e a se stesso; rassodò l’autorità e l’ordine e la concordia: ma, quel ch’è più, assicurò a tutti quanti giustizia più pronta, più piena ed accetta; e preparò agio a sè stesso, alleggerito così delle piccole brighe temporali, ad attendere al bene dell’intera nazione, e al ministero delle cose di Dio, Dio di tutti i beni datore. Paragoniamo la sciocca rovinosa ostinazione del re d’Egitto con la prudente e fortunata docilità di Mosè; e il bell’esempio c’innamorerà sempre meglio.
Il popolo, che, quando non sia ubbriacato da momentanea passione, vede più diritto e sente più sincero che molti sapienti e potenti, alla proposta di Mosè disse: «Questa che tu intendi fare, Mosè, è buona cosa». E egli, scegliendo dalle dodici tribù d’Israello gli uomini più prudenti e più riputati, li prepose al popolo, non solamente che definissero le liti, ma che s’ingegnassero a prevenirle, ammaestrandolo a discernere quel ch’è di giustizia e a cedere parte del diritto con equità generosa. E disse ad essi: «